Chiesa
La chiesa di Santa Maria si erge su di un terrazzo pronunciato nella parte più orientale del paese; assieme al convento dei padri cappuccini (ospizio), alla torre medievale, all’ossario (1750 ca.) e al tiglio secolare rappresenta il centro storico e artistico del comune.
Il santuario è dedicato a Santa Maria Assunta in cielo ed è la chiesa madre di Calanca. È documentato a partire dal 1219 anche se per le sue parti più antiche risale al periodo romanico (molto probabilmente anteriore all’anno mille).
Il coro venne ricostruito nel 1385 o nel 1416; il santuario fu ampliato e restaurato con l’aggiunta di stucchi barocchi ed affreschi nel 1606, quando la navata fu ampliata fino ad acquistare le attuali dimensioni.
Prima di salire la scalinata che conduce al santuario, l’occhio è affascinato dalla grandiosità delle linee che la natura e l’architettura formano in un complesso così pittoresco.
Architettura
Il complesso è formato da una costruzione longitudinale con coro quadrato e sagrestia posteriore formante una sorta di coro minore. Di fianco al coro si eleva il campanile medievale in stile gotico con tetto barocco a piramide. Il portico all’entrata in stile toscano è della seconda metà del XVII secolo, mentre il portale in marmo bianco porta sculture di Giovanni Andriolo da San Vittore, rappresentanti la sibilla persica e il profeta Isaia; in alto è incisa la data 1606.
Interno
Ciò che colpisce immediatamente il visitatore all’interno è il soffitto ligneo a cassettoni riccamente dipinti, con rosette plastiche, (1606), che ricopre tutta la navata lunga 27 metri e larga 9, e che come tale è unico in tutta la Svizzera, una vera meraviglia artistica.
Il coro è sovrastato da una volta a crociera decorata con stucchi policromi e medaglioni dipinti nel 1628 da Alessandro Gorla di Bellinzona con l’incoronazione della vergine e con gli angeli cantanti le glorie di Maria. Nelle lunette della volta (sempre del Gorla) si osserva un interessante trittico con l’Assunta, il sogno di Giuseppe e la fuga in Egitto. Sulla parete frontale dietro l’altare maggiore, troviamo una rappresentazione rarissima: gli angeli al suono di musica svegliano la Madonna dal sepolcro per invitarla a salire in cielo, un angelo reca le seguenti parole: veni sponsa mea!
Frammenti di affreschi tardo gotici della fine del XV secolo, attribuibili ad artisti della scuola di Seregno (Brianza), sono visibili accanto al pulpito e sulla parete sud; si tratta di rappresentazioni dell’ultima cena e dell’assunzione.
Altari e pulpito
L’altare maggiore fu eretto nel 1724 ( l’antico altare di Ivo Strigel, 1512, si trova ora al museo di Basilea) è sormontato da un tempietto nel quale è contenuta una statua della vergine, abbigliata da regina nel costume della corte di Spagna, come si riscontra ancora in numerosi santuari (ad esempio quello di Einsiedeln). Gli altari laterali sono sotto baldacchini ad arcate decorati con stucchi e affreschi del 1646; l’altare di sinistra dedicato alla Santa Croce dà un bel saggio di arte popolare del XVIII secolo stile rococò con crocifisso della metà del settecento. L’altare a destra, dedicato al rosario, porta un tempietto tripartito del 1665, con statue della Madonna e dei Santi Rocco e Sebastiano, della bottega dello Strigel di Memmingen (Germania), 1512, contornate dai misteri del rosario.
Lungo la navata vi sono 4 altari di cui il più antico di legno dorato in barocco è dedicato a S. Lazzaro risuscitato, opera di Georg Wilhelm 1644,reca la provenienza da Messhirch (Germania).
Degno di rilievo è il pulpito in verde dorato del 1650 con 4 angeli trombettieri ed emblemi dei cappuccini.
Tele
Le tre grandi tele di 2,40x2,70m di Wilhelm Gräsner di Costanza raffigurano rispettivamente: la battaglia di Lepanto, 1649; la peste a Santa Maria, 1651 ed il perdono di Assisi, 1643.
Il quadro di San Michele risale alla seconda metà del XVII secolo ed è ispirato ad un’opera di Raffaello. Da segnalare infine sulla parete della loggia che contiene la fonte battesimale con copertura lignea, un affresco del 1686, rappresentante il battesimo di Gesu nel Giordano, del De Julianis di Roveredo.
ConclusioneIn questo monumento d’arte, quale lo è la chiesa di Santa Maria, riscontriamo tutti gli stili (dal gotico al classicismo al barocco) e chi vi entra per la prima volta resta incantato, quasi incredulo per la prosperità d’arte qui disseminata in un santuario di un piccolo villaggio alpino. Questa opulenza è l’eredità lasciataci da un passato nel quale Santa Maria ha conosciuto potenza, prestigio e ricchezza.